Il "layer cake" di Malta e Gozo

La falesia di Il-Pinnur lungo
la costa meridionale di Gozo

Anche nella più superficiale delle guide di viaggio sull'arcipelago maltese compare qua e là la parola "globigerina". Il termine è usato così, anche da solo, per indicare rocce calcaree bianche o gialle cavate in queste isole e usate per l'edilizia. Sono rocce sedimentarie, un pacco di strati orizzontali dai tenui colori e ben visibile soprattutto lungo le coste, sulle falesie di Gozo e di Malta. I locali anglofoni lo chiamano giustamente layer cake perchè ricorda una torta a strati dove al posto di crema e pan di Spagna si alternano marne, calcari e argille, accumulatisi su un fondale marino a nord dell'Africa tra l'Oligocene superiore (Chattiano) e il Miocene superiore (Messiniano), per capirci, tra 28 e 6 milioni di anni fa. Le globigerine, per chi non le conoscesse, sono organismi unicellulari marini con scheletro calcareo diviso in camerette sferoidali sforacchiate (vedi foto sotto). Le camerette sono i 'globi' che uniti al 'gero' del latino "portare su di se" formano il nome Globigerina. Questo però è solo uno dei tanti generi di foraminiferi che fanno e facevano parte dello zooplancton marino e qui il nome è usato per riassumerli tutti. Le 'globigerine' fossili costituiscono in buona parte la componente calcarea delle rocce dell'isola, ma sono talmente piccole, da mezzo millimetro in giù, che solo pochi fortunati hanno occasione di vederle al microscopio.
Globigerina bulloides (da Wikipedia)
Sorprende quindi che a Malta abbiano ottenuto attestato di esistenza anche tra i non specialisti, tanto più se si pensa che nelle rocce maltesi sono frequenti fossili ben più grandi e appariscenti come ricci di mare (echinoidi), molluschi bivalvi, coralli non coloniali e denti di squalo. Questi ultimi, un po' di tempo fa, erano considerati denti di serpente pietrificati, le mitiche 'glossopetre', ma soprattutto gli echinoidi e i bivalvi sono abbondanti e ben visibili sia sui conci usati per costruire, dove appaiono variamente sezionati, sia lungo i sentieri costieri, sulle rocce, dove spesso sono messi in evidenza dall'erosione differenziale che fa si che il fossile, più resistente all'erosione rispetto alla matrice che lo ingloba, sia posto in rilievo sulle superfici delle rocce esposte agli agenti atmosferici. Che storia naturale racconta allora la "torta a strati" attraverso i suoi fossili? Parla soprattutto di acque tropicali o sub-tropicali, da poco profonde a profonde e di fondali in parte sabbiosi. Echinodermi, bivalvi e coralli fossili del Neogene sono infatti morfologicamente simili a specie viventi nei mari attuali e questo permette di farsi un'idea abbastanza precisa, per confronto, del loro ambiente di vita. Con il contributo dell'enorme mole di dati raccolti ad oggi dai geologi si può aggiungere molto altro sull'aspetto che doveva avere il Mediterraneo circa 28 milioni di anni fa. L'immagine qui sotto riassume un'ipotesi della situazione a metà Oligocene, grosso modo l'età dei sedimenti più antichi che affiorano a Malta e Gozo.
Situazione del Mediterraneo al momento
della deposizione dei sedimenti più antichi
che affiorano a Malta e Gozo, 30 Ma.
In accordo con le osservazioni fatte sui fossili, dalla ricostruzione si nota che i sedimenti che oggi costituiscono l'arcipelago maltese facevano parte di un'estesa piattaforma continentale sommersa contigua al continente africano e alla catena appenninnico-magrebide che tendeva ad unire il Nordafrica con l'Europa. I geologi l'hanno chiamata “Ragusa platform” (Pedley et alii, 1976). Il Mediterraneo aveva aspetto piuttosto diverso da quello odierno, soprattutto nella sua parte occidentale, probabilmente da qualche parte si poteva anche passare dall'Africa all'Europa su terraferma, Corsica e Sardegna si trovavano ancora molto vicine alla costa della penisola iberica e iniziavano una rotazione in senso antiorario contestualmente alla deposizione del nostro 'layer cake'. Non esisteva ancora il Mar Tirreno, che si aprirà anche lui nel corso del Miocene e il clima globale, sappiamo per altri studi, doveva essere più caldo di adesso, ma in progressivo raffreddamento. La 'torta a strati' è stata studiata in dettaglio da molti autori prendendo in considerazione diversi gruppi sistematici (sono i raggruppamenti dei viventi in base loro grado di parentela) soprattutto foraminiferi e coccolitofori (anche questi ultimi sono organismi unicellulari del plancton marino) con i quali si sono ottenuti, una datazione piuttosto precisa dei sedimenti e dati paleoclimatici. Sono stati studiati anche gli echinoidi e il link in appendice porta ad una tesi di laurea che ha preso in considerazione 22 specie fossili di ricci di mare di Malta.
Ambulacri  di Scutella subrotunda
echinoide di acque poco profonde
Un caratteristico e ben riconoscibile livello fossilifero a Malta e Gozo è dell'Oligocene superiore (Chattiano), circa 28milioni di anni fa. E' uno strato di pochi centimetri che contiene abbondanti resti di un riccio di mare fortemente appiattito e conosciuto solo nei sedimenti maltesi. Si chiama Scutella subrotunda, qui accanto è la foto dei suoi ambulacri, la "margherita" di fori che consentono all'animale di interagire col mondo esterno attraverso centinaia di pedicelli. Questa specie, per affinità con quelle attuali di forma analoga, doveva popolare i bassi fondali sabbiosi. Fornisce quindi indicazioni paleoambientali precise soprattutto sulla scarsa profondità del mare durante la deposizione dei sedimenti che ne contengono i fossili.
Schizaster parkinsoni
echinoide di mare profondo
Un altro echinoide frequente nei sedimenti di Malta è la specie Schizaster parkinsoni (vedi foto a destra). Ha forma più globosa, con profonde scanalature in corrispondenza degli ambulacri ed è considerata forma di mare profondo. Grazie a considerazioni paleoambientali come queste, fatte con varie specie di cui si  conosce l'ecologia, possiamo grossomodo avere un'idea delle variazioni della profondità del fondale marino nell'arco del Miocene nella stessa successione sedimentaria.
Sfogliando la nostra layer cake troviamo alternate aree con pochi fossili, livelli caratterizzati da associazioni divese di echinidi, da bivalvi dei generi Flabellipecten e Chlamis, da coralli isolati e da pteropodi (questi ultimi sono molluschi marini).
Un aspetto curioso riguarda alcuni fossili di coralli e pteropodi che si trovano anneriti da un processo chimico detto fosfatizzazione. La fosfatizzazione consiste nella sostituzione del carbonato di calcio (CaCO3) del loro scheletro con fosfato di calcio o apatite, Ca5(PO4)3(F,Cl,OH).(Ca3(PO4)2. Questo processo avviene però in ambiente riducente. Si pensa quindi ad acque basse, calde, ricche di sostanza organica e poco ossigenate. Poichè spesso negli stessi sedimenti si trovano anche echinoidi non fosfatizzati, i fossili fosfatizzati devono essere poco più antichi, essere stati erosi dal loro sedimento originario, ed essersi risedimentati in ambiente non riducente. Dal Messiniano, che è l'ultino piano del Miocene, in poi non abbiamo più continuità di sedimentazione marina nell'arcipelago, che doveva quindi essere emerso. Poche eccezioni riguardano scarsi depositi pleistocenici costieri. Tuttavia proprio con il Pleistocene, epoca delle grandi glaciazioni, che inizia 1,8 milioni di anni fa, si apre un altro affascinante e piuttosto controverso capitolo della storia naturale di Malta e del Mediterraneo, quello relativo alle faune a mammiferi che popolavano le terre emerse (mammalofaune).
Corallo del Miocene
Si trovano a Malta fossili di mammiferi terrestri come elefanti nani (Palaeoloxodon falconeri) e ghiri giganti (Leithia melitensis), animali affini a quelli che popolavano anche la Sicilia intorno alla 'terza glaciazione' (Riss), datata tra 200 e 180mila anni fa. Caratterstica delle faune siciliane e maltesi è stata l'evoluzione verso il gigantismo o il nanismo di alcune specie, dovuto alle condizioni di insularità. L'assenza di predatori, ad esempio, e la minore quantità di risorse alimentari vegetali sulle isole, possono essere stati i fattori ambientali favorevoli alla riduzione della taglia dell'elefante siculo-maltese, affine geneticamente più a quello indiano che a quello africano, fino a portarlo alle dimensioni di un grosso cane...
Successione argillosa della
costa meriodionale di Gozo

Flabellipecten sp.
Aculeo di Prionocidaris avenionensis

Flabellipecten sp.



Bivalvi, Malta costa meridionale

corallo fosfatizzato, Gozo

Schizaster parkinsoni
Approfondimenti:
Echinoidi miocenici dell'Arcipelago Maltese
Sulle faune pleistoceniche mediterranee.
Considerazioni sui mammiferi fossili delle isole mediterranee
Sulla datazione del Membro Lower Globigerina Limestone

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