La Valle del Porco (Monte Pellegrino)

Roccia calcarea
scannellata dal carsismo
e cariata dalla chiocciola
Erctella mazzullii
(De Cristofori & Jan, 1832)
E' la valle più ampia e profonda del promontorio calcareo palermitano Monte Pellegrino, domina sul Parco della Favorita. E' ricca di macchia mediterranea e di flora rupestre. E' percorsa da un sentiero a gradoni, antico percorso devozionale, almeno dal Medioevo, che porta al piano sommitale del promontorio nei pressi del Gorgo di Santa Rosalia. Il Gorgo è un invaso temporaneo artificiale prospiciente la Grotta-santuario omonima e funzionale all'allevamento di bovini sull'altopiano, ma è anche sito di riproduzione del rospo smeraldino (Bufotes siculus) ed ospita una complessa comunità di crostacei, insetti, alghe ed altri organismi d'acqua dolce caratteristici degli ambienti umidi temporanei. Alla base della valle sono state costruite, all'inizio dell'ottocento, le scuderie reali borboniche che oggi ospitano uffici comunali. Lungo il percorso di salita si nota, incisa sulla roccia, una scritta devozionale di età bizantina in lettere greche. Le pareti calcaree sono caratteristicamente traforate dall'helicidae Erctella mazzullii, una chiocciola globosa capace di sciogliere la roccia calcarea, e solcate dalla corrosione carsica con evidenti solchi a doccia verticali. La vegetazione è lussureggiante: grandi esemplari di Euphorbia dendroides, qualche palma nana, arbusti di Phyllirea, ruta, carrubo, frassino, leccio, ulivo selvatico ecc. Allo sbocco alto della valle è una annosa pineta frutto di rimboschimenti forestali degli anni cinquanta. Per accedere ai sentieri dal basso occorre aggirare le ex scuderie reali, a destra o a sinistra dell'edificio basso e lungo. Poco distante, a nord dell'imbocco della valle, alla base delle pareti orientali di Monte Pellegrino, si apre il piccolo antro della Grotta Niscemi, protetto da un cancello di ferro. La grotta è nota per le incisioni paleolitiche di bovidi ed equidi. Interessantissime le chiocciole che vivono tra le rupi calcaree. Accennavamo alla chiocciola Erctella mazzullii capace di sciogliere il carbonato di calcio con la bava  per creare nicchie a sezione circolare in cui trovare rifugio. Le nicchie a grappolo scavate da questa specie sono sfruttate da un'altra chiocciola rupestre chiamata Marmorana platychela, che ha potuto assumere aspetto globoso. Le sue più strette parenti sono infatti tutte piuttosto piatte per poter accedere alle strette fessure naturali tipiche delle rocce sedimentarie.