Note sulla flora della Via Licia (costa mediterranea, Turchia)

Costa Turchese
La "Via Licia" è un lungo percorso escursionistico segnato e tabellato che attraversa la Costa Turchese (Turchia mediterranea), in una regione nota dall'antichità come terra dei Lici. I Lici furono un popolo del mondo antico, già alleato di Troia nell'assedio narrato nell'Iliade omerica, che abitarono la Licia fino alla caduta dell'impero romano. Sarpedonte, figlio di Zeus e Laudamia, e Glauco, cugini e insieme re dei Lici, erano rispettati per generosità e valore in battaglia. Muoiono combattendo nella difesa della città di Priamo e di Ettore. Come se non bastasse il fascino del paesaggio costiero mediterraneo, con rupi calcaree e vegetazione a tratti lussureggiante, il percorso è anche caratterizzato dalle grandiose rovine delle fiorenti città ellenistiche dei Lici, dai loro teatri in pietra e dalle loro misteriose necropoli.
teatro di Xanthos
teatro di Xanthos
Il risultato è uno dei cammini più suggestivi del Mediterraneo. Dal punto di vista naturalistico l'area accoglie un elevato numero di specie botaniche. La ricchezza di associazioni vegetali è dovuta a molti fattori concorrenti: la presenza di rilievi costieri molto alti della catena del Tauro, la grande varietà di esposizione dei versanti, il trovarsi in area di transizione tra la provincia biogeografica asiatica e quella mediterranea, la grande variabilità di precipitazioni e temperature nell'arco di pochi chilometri. Il sentiero dei Lici attraversa aspetti ben conservati della flora tipica del Mediterraneo orientale, che unisce elementi tipicamente anatolici, a volte steppici, con altri a diffusione prettamente mediterranea. Il clima è caratterizzato da brevi inverni molto piovosi e lunghe estati calde ed aride che determinano la composizione dello strato arboreo della fascia collinare soprattutto con Pinus brutia e Quercus coccifera, entrambe piante molto resistenti alla lunga siccità estiva. Il primo è un pino molto simile al pino d'Aleppo, Pinus halepensis, più diffuso in occidente e di cui per anni è stata considerata entità sottospecifica. La seconda è una quercia sempreverde, più termofila del nostro leccio (Q. ilex) e che da questo si distingue facilmente perchè mantiene, anche in pieno sviluppo, foglie coriacee con margine dentato da cui il nome comune di 'quercia spinosa', mentre il leccio adulto ha foglie a margine intero e spesso lamina (foglia) arrotolata. Elemento peculiare del Mediterraneo orientale, che si trova prevalentemente sui versanti esposti a settentrione, è il corbezzolo greco Arbutus andrachne, che si trova spesso in associazione con il pino e la quercia spinosa, ma anche localmente con il cedro e l'alloro (Laurus nobilis). Il cedro appartiene alla specie Cedrus libani, pianta del mediterraneo orientale, frequente nei nostri giardini storici europei e apprezzata, quando annosa, per l'aspetto maestoso dei suoi rami ascendenti. I lunghi aghi verde smeraldo lo distinguono dalla forma occidentale (Cedrus atlantica), più glauca, e dalla forma asiatica (Cedrus deodara), priva di rami ascendenti. Le aree prive di bosco, perchè più aride, conservano aspetti di macchia con generi arbustivi come Pistacea, Calicotome, Cistus, Ceratonia, Olea, ecc. A quota più elevata, nella fascia montana o sui versante più freschi anche a quota inferiore, troviamo un cipresso: Cupressus sempervirens, spesso associato al cedro. Lungo la Costa Turchese hanno sbocco alcuni fiumi e molti torrenti. Nelle aree di foce si formano vaste aree palustri con estesi canneti e vegetazione ripariale che spesso ingloba i resti delle città licie, interrompendosi verso il mare, a luoghi in un esteso, sistema dunale.
Acantholimon sp.
Un genere di piante dal forte significato ambientale, perché associato ad aspetti steppici mediterranei ed asiatici è l'Acantholimon, comprende piante dalle foglie aghiformi e pungenti, parente dei nostri Limonium. Sono presenti in alcune aree pianeggianti costiere dove il suolo appare estremamente compatto. Anche in pieno inverno è possibile osservare la fioritura di molte piante bulbose o rizomatose. Spiccano per vivacità di colore la Romulea tempskyana e l'Iris unguicularis, quest'ultima è stata recentemente scoperta anche in Sicilia, sui Monti Iblei. Se vi interessa camminare lungo la Via Licia con un gruppo di viaggio chiedete all'autore.
Romulea tempskiana
Iris unguicularis
Iris unguicularis

Spiaggia dei Magaggiari (Cinisi Pa)

Mimachlamys varia (a sin.) confrontata
con un Pectinidae fossile della falesia
della Spiaggia dei Magaggiari.
Il termine magaggiari (o magaggiaro) è toponimo che ricorre in Sicilia occidentale associato spesso a rilievi tabulari prossimi alla costa. Si tratta solitamente di terrazzi marini, ex bassi fondali livellati dall'erosione e venuti fuori dal mare con gli ultimi sollevamenti tettonici pleistocenici. Nei pressi di Cinisi (Pa) troviamo la Spiaggia dei Magaggiari, caratterizzata da una falesia, alta circa 10 metri, di calcarenite in rapida erosione, che sovrasta l'attuale linea di costa sabbiosa. Alla base della calcarenite è localmente evidente anche uno strato di argilla.
Mimachlamys varia
Nei pressi di Montevago (Tp), a quota m 399 sul livello del mare, compare invece il toponimo Monte Magaggiaro, punto quotato a margine di una vasta area pianeggiante che include i paesi di Montevago e S.M. Belìce. Il termine "monte" qui appare improprio ed il punto quotato non è neppure il più alto. Sul Monte Magaggiaro, insieme alle calcareniti del Pleistocene con Ostreidi e Pectninidi, affiorano diffusamente anche rocce del giurassico (Oxfordiano e Kimmerdgiano) con fossili ben conservati di Ammonoidi, studiati da G. G. Gemmellaro tra il 1871 ed il 1876.
Lima lima (esemplare immaturo)
Una passeggiata invernale alla Spiaggia dei Magaggiari a Cinisi può essere interessante specialmente subito dopo le mareggiate, quando è possibile osservare spiaggiati i nicchi dei molluschi tipici dei fondali sabbiosi attuali e delle poco distanti  praterie sottomarine di Posidonia oceanica. La presenza di qualche scoglio sommerso arricchisce l'associazione faunistica con taxa delle coste rocciose.
E' interessante anche confrontare la tanatocenosi della falesia con l'associazione di molluschi che attualmente vive questo tratto di costa. La falesia di arenaria del pleistocene è ricca soprattutto di fossili di pectinidae. I pettinidi sono una famiglia di bivalvi (classe Bivalvia) molto comuni nei mari temperato-caldi.
Fossile di Pecten sp.
Si riconoscono soprattutto i generi Pecten, (tra cui la ben nota "Capa santa" o conchiglia di San Giacomo) e Chlamys, questi ultimi sono un genere di bivalvi più piccoli dei Pecten il cui nome scientifico è suggerito dalle coste e dalle ondulazioni delle valve che ricordano le pieghe della clamide, elegante mantello maschile d'onore del mondo greco-romano.
Fossili di Chlamys sp.
Tra i bivalvi spiaggiati troviamo, non molto frequentemente, il genere Mymaclamys, molto simile, ma di dimensioni inferiori alle numerosissime Chlamys fossili della falesia, mentre il genere Pecten risulta localmente estinto. Tra le conchiglie spiaggiate troviamo la specie Lima lima (famiglia Limidae), il cui nome è suggerito dai dentini sulle coste che ricordano lo strumento per limare. La specie ha distribuzione atlantica e mediterranea e si incontra facilmente all'interno dei posidonieti. Altri bivalvi che si incontrano facilmente sono gli Arcidae Arca noae e Arca barbata, piccoli Glycimeris e Cardium, generi che un tempo erano più facili da incontrare nelle spiagge siciliane e con esemplari di dimensioni maggiori.
il granchio atlantico Percnon gibbesi
Spiaggiati troviamo nicchi di gasteropodi soprattutto dei generi Natica, Cerithium ed Hexaplex, a volte con il paguro (Clibanarius erythropus) all'interno della spira, e le madreperlacee "patelle regina" appartenenti al genere Haliotis (H. tuberculata lamellosa).
il piccolo granchio Xantho hydrophilus
insolitamente in spiaggia.
Il moto ondoso a volte porta a riva anche meduse della comunissima specie Pelagia noctiluca e tra le alghe dell'ultima mareggiata si possono trovare in vita oltre ai paguri sopra citati anche piccoli granchi della specie mediterranea Xantho hydrophilus, che solitamente vive tra i sassi dei bassi fondali rocciosi. In spiaggia è possibile incontrare anche la carcassa del granchio atlantico Percnon gibbesi che recentemente ha colonizzato anche il Mediterraneo.
Nicchio di Hexaplex trunculus con
il paguro Clibanarius erythropus
Sulla piccola falesia crescono alcune piante mediterranee alofile a fioritura estiva tra cui spiccano annosi esemplari della splendida asteracea Pallenis maritima e il papavero delle spiagge Glacium flavum.