Pizzo Ciaramita

Sulle creste di Pizzo Ciaramita
Il toponimo più evidente lungo il percorso per il Pizzo Ciaramita è Serra Raffi, comprendente una lunga cresta di oltre tre chilometri che dal letto del Fiume Eleuterio, a circa m 270 s.l.m, sale al Pizzo Raffo a quota m 897. Raffo è toponimo di origine araba, dal significato generico di scalinata, che incorre frequente in Sicilia in quelle contrade dove gli strati rocciosi affioranti conferiscono ai versanti aspetto gradonato. Serra Raffi è parallela all'altrettanto lungo e suggestivo Vallone del Corvo che delimita a sud-ovest il versante occidentale del Monte Gulino (m 847), con i suoi numerosi cozzi, interamente ricoperto da una estesa pineta. Il Vallone del Corvo culmina in un'ampia sella erbosa e panoramica, a quota m 717, che separa il roccioso, e per metà boscoso, Pizzo Ciaramita (m 821) dalla sommità della Serra Raffi, che prosegue e culmina poi nel Pizzo Cervo (m 946). Anche il toponimo ciaramita ha origine araba e ricorre frequente, con diverse varianti, tra i nomi di luoghi di Sicilia. Il significato è tegola o, più genericamente, terracotta. Solitamente incorre in quei luoghi dove è facile trovare frammenti di terracotta (ceramiti) tra ruderi di antichi fabbricati. Dalla sommità della “tegola” si gode di un magnifico panorama sull'altopiano carsico del Mezzagno, sulle campagne di Misilmeri e Marineo, sulla Valle dell'Eleuterio, sulla Rocca Busambra e sulla costa settentrionale ad est del monte Catalfano (Bagheria). Il punto di partenza per l'escursionie, sul letto del Fiume Eleuterio, è la contrada Risalaimi. Anche questo è un toponimo arabo e significa grossomodo testa della sorgente. Le sorgenti che vi affiorano sono captate per uso potabile e attorno ai ruderi dell'antico Casale Risalaimi, sono sorti gli impianti di potabilizzazione (quello vecchio e quello nuovo inaugurato nel 2011), dell'acqua proveniente anche dal bacino artificiale di Scanzano. Il casale Risalaimi, di origine araba, fu abbandonato solo intorno al 1850. Parte degli affreschi di Tommaso De Vigilia, realizzati intorno al 1470 all'interno della chiesa rurale di Risalaimi, furono trasferiti sul finire dell'800 a Palazzo Abbatellis a Palermo. Lungo il primo tratto del sentiero si incontra una radiolarite del Giurassico, depositatasi tra circa 180 e 150 Ma (Toarciano sup.- Titonico, Ma = milioni di anni fa) E' una roccia sedimentaria pelagica che caratterizza ambienti deposizionali profondi dove l'elevata pressione impedisce l'accumulo del carbonato di calcio (vedi Lisoclino). La radiolarite è costituita prevalentemente da scheletri silicei di Radiolari, protozoi del plancton marino i cui scheletri si accumulano ancora nei fondali profondi a costituire fango siliceo. Poco piu in alto, lungo la Serra Raffi, si incontrano invece calcari a Crinoidi con Brachiopodi e Foraminiferi bentonici. I Crinoidi appartengono al Phylum degli echinodermi, parenti stretti dei ricci di mare. Hanno uno scheletro interamente costituito da piastrine calcaree, di varia forma, che alla morte dell'animale si accumulano nei sedimenti. Il loro corpo è costituito da una teca a simmetria pentaraggiata, spesso ancorata al substrato tramite un peduncolo, sormontata da cirri più o meno ramificati. Ricordano dell'insieme un giglio, da cui il nome italiano di giglio di mare dato alle forme attualmente viventi. Queste rocce, sempre giurassiche, sono di poco più antiche delle radiolariti (190-180 Ma, Sinemuriano sup. Toarciano inf.).
Rocce del Carnico-Retico
Procedendo nel Vallone Corvo e fino alla sommità del Monte Gulino, si passa a rocce ancora più antiche: "calcari con selce alternati a marne fissili grigio-verdi" con radiolari, bivalvi pelagici, ammonoidi e conodonti. Si tratta di rocce del Triassico superiore formatesi sempre in ambiente pelagico (lontano dalla costa) tra il Carnico Superiore ed il Retico, (tra circa 228 e 200 Ma). L'erosione differenziale ha scolpito questi calcari in forme frequentemente meravigliose.

Pizzo di Valle del Fico

Meta classica dell'escursionismo invernale palermitano, il Pizzo di Valle del Fico è un rilievo calcareo alto 788 metri, la cui sommità è un'ampia sella erbosa scarsamente alberata ed estremamente panoramica: una terrazza su Palermo e la Conca d'Oro. Le rocce della sommità conservano una ricca flora rupestre tra cui, in piena fioritura invernale, si trova l'Iberis semperflorens L., una brassicacea endemica delle rupi calcaree della Sicilia occidentale. Il Pignatti, autore di un'opera monumentale sulla flora d'Italia, che per evidenti ragioni di spazio è solitamente estremamente conciso e distaccato nella descrizione delle piante, per l'Iberis semperflorens si dilunga più del solito e nelle note scrive: “Questo gioiello della flora siciliana è accentrato in stazioni rupestri delle quali costituisce splendido ornamento”. Insieme all'Iberis si notano i cespugli emisferici dell'Euphorbia bivonae in piena vegetazione. I versanti settentrionali presentano anche un'importante  ricrescita del leccio e di altre essenze mediterranee all'ombra del rimboschimento forestale. Seguendo le creste si più arrivare a Cozzo Orecchiuta, ma il percorso è privo di sentiero.
Il Pizzo di Valle del Fico domina da nord la valle omonima che è la più evidente discontinuità nella catena di rilievi che dalla Pizzuta, m1333 a Monte Grifone m832 chiude a sud la Valle de Fiume Oreto. La Valle del Fico devia verso il fiume Oreto una minima parte delle acque che interessano l'ampio altopiano carsico che si estende tra le valli dei fiumi Eleuterio ed Oreto. Sulla sommità si apre anche l'ingresso di un pozzo carsico profondo circa 50 metri: U Cannacu di Valle del Fico.