Monte Pagano

Querceto di Monte Pagano
Il Monte Pagano è un rilievo arenaceo costiero alto 860 metri. Appartiene ad una delle lunghe dorsali laterali e settentrionali dei Monti Nebrodi, una delle tante, parallele tra loro, che caratterizzano il paesaggio di pascoli e boschi della porzione centro orientale della costa tirrenica siciliana. Il punto quotato più importante di questa dorsale è il Monte Trefinàidi (1166 metri) a nord del quale la dorsale, che parte da Pizzo Bidi (1595 m) sullo spartiacque dei Nebrodi, si sdoppia in due rami. Il ramo occidentale punta sull'abitato di Santo Stefano di Camastra, la città delle ceramiche, ed il suo punto quotato più noto è costituito dal Santuario della Santa Croce di S. Stefano (874 m), meglio noto con il soprannome devozionale di "Letto Santo". Il ramo orientale costeggia il Torrente Caronia e il suo punto quotato principale è il Monte Pagano. Il Pagano è ricoperto da un pressoché continuo querceto con alternanza di sughere e cerri (Q. suber e Q. gussonei), essenze distribuite diversamente in base all'esposizione e alla profondità del suolo. Il bosco è interrotto da poche radure erbose e fitti popolamenti di Erica arborea L. ed altri di biancospino (Crataegus monogyna Jacq.). I versanti orientali del Monte Pagano precipitano ripidamente sul torrente Caronia, circondato da uliveti con esemplari secolari. Gli strati di roccia che affiorano sono arenarie quarzose alternate ad argille che appartengono al Flysch Numidico (Oligocene sup. - Miocene inf.), descritti in letteratura geologica come "derivanti dalla deformazione del Bacino Numidico". Il Torrente Caronia forma un tratto di suggestive gole su un locale affioramento di roccia calcarea. Allo sbocco delle gole si trova l'ex mulino comunale, recentemente restaurato. Sempre sul torrente Caronia, poco più a valle, fu costruito in età imperiale il "ponte aureliano" oggi in parte diruto. Al di la del torrente, su una collina sul mare alta 302 metri, è costruito l'abitato di Caronia, considerata l'antica Calacte cui si attribuisce fondazione sicula.
Caronia con Salina sullo sfondo
In letteratura il toponimo "le Caronie" è quasi sinonimo di "Nebrodi", almeno per la porzione occidentale degli stessi. Lo stesso nome è usato anche per indicare il bosco, un tempo considerato il più esteso e continuo di Sicilia. Il bosco di Caronia è caratterizzato da sugherete che iniziano già in vicinanza del mare, che nella fascia collinare si alternano a cerrete e boschi di roverella (Q. pubescens l.s.). Su suolo calcareo compare anche il leccio (Q. ilex). Dalla quota 1400 metri circa i querceti cedono il passo al faggio (Fagus sylvatica) che occupa la dorsale dei Nebrodi accompagnandosi localmente ad altre essenze a volte rare per la sicilia come il tasso (Taxus baccata) e il frassino (Fraxinus excelsior). Alla fine dell'inverno sui pascoli e all'ombra degli alberi le prime fioriture sono l'azzurro della Viola alba Besser subsp. dehnhardtii (Ten.) W. Becker, il bruno dell' iridacea Hermodactylus tuberosus (L.) Mill., il bianco della Bellis annua L. e il giallo lucido del Ranunculus ficaria L.. Inizia a fiorire in bianco anche l'erica arborea.